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Quando una società è a controllo pubblico?

Società a controllo pubblico e società a partecipazione pubblica

Lo studio legale assiste le società partecipazione pubblica nel verificare la  presenza di controllo pubblico per definire con esattezza la disciplina loro applicabile. 

Il d.lgs. 19 agosto 2016, n. 175, recante il Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (TUSP), infatti, prevede due grandi gruppi di norme, alcune applicabili alle società a partecipazione pubblica, altre, più rigorose ed invasive, applicabili alle sole società a controllo pubblico.

Quando una società è a controllo pubblico?

Una società è a controllo pubblico quando una o più amministrazioni pubbliche esercitano su di essa un potere di controllo assimilabile alla situazione descritta dall’art. 2359 c.c.. L’art. 2, c. l, d.lgs. 19 agosto 2016, n. 175, alla lett. b), per definire il concetto di controllo pubblico fa rinvio alla “situazione descritta” nell’art. 2359 cod. civ., e cioè i casi in cui una pubblica amministrazione:

  • dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell’assemblea ordinaria» della società partecipata (controllo interno c.d. “di diritto”);
  • pur non detenendo tale maggioranza, “dispone di voti sufficienti per esercitare un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria” della società partecipata (controllo interno c.d. “di fatto””);

Secondo il TUSP, tuttavia, il controllo pubblico può sussistere anche quando in applicazione di norme di legge o statutarie o di patti parasociali, per le decisioni finanziarie e gestionali strategiche relative all’attività sociale è richiesto il consenso unanime di tutte le parti che condividono il controllo. 

Esempio di società a controllo pubblico

La presenza di controllo pubblico è facilmente verificabile quando un unico soggetto pubblico detiene la totalità  delle quote o delle azioni societarie oppure quando dispone della maggioranza assoluta (più della metà) del capitole sociale.

Verificare la presenza di controllo pubblico è, invece, attività più complessa quando una società pubblica è partecipata da più pubbliche amministrazioni, nessuna delle quali dispone della maggioranza assoluta del capitale sociale. Si pensi, per esempio, alla società Alfa S.p.A., partecipata per il 49,20% dal Comune X, per il 49,20% dal Comune Y, e per l’1,60% dal Comune J, oppure alla società mista Beta, partecipata per il 30% dal partner privato, per il 35% dal Comune X e per il 35% dal Comune Y. 

In questi casi esemplificativi, la giurisprudenza è unanime nell’affermare che, sebbene nessuno dei soci pubblici abbia la maggioranza assoluta, non può escludersi a priori l’assenza di controllo pubblico, dovendosi invero verificare come i soci esercitino in concreto i propri diritti sociali, anche prendendo come riferimento eventuali patti parasociali o particolari norme statutarie sull’esercizio dei voti.

Qual è la normativa applicabile alle società in controllo pubblico?

Le società partecipate in controllo pubblico sono assoggettate ad una più pregante regolazione che incide sulla governance societaria e che riguarda i seguenti aspetti:

  • vincolo del numero dei componenti del consiglio di amministrazione (art. 11);
  • definizione di limiti al trattamento economico degli amministratori (art. 11);
  • regole sulla incompatibilità e/o inconferibilità degli incarichi (art. 11);
  • il rispetto dei principi fondamentali sull’organizzazione e sulla gestione (art. 6)
  • regole sulla costituzione e gestione dei rapporti di lavoro (art. 19, commi 1-4);
  • vincoli in tema di trasparenza (art. 22).

Come si sviluppa la verifica sulla presenza di controllo pubblico?

La verifica sulla presenza di controllo pubblico in società a partecipazione pubbliche prende avvio con l’approfondimento della compagine societaria e l’analisi della natura degli enti soci che vi partecipano. La società potrebbe, infatti, essere partecipate unicamente da soggetti pubblici ma la verifica sulla presenza di controllo pubblico potrebbe coinvolgere  società miste partecipate da partner privati operativi.

In secondo luogo, occorrerà esaminare le previsioni di statuto sociale relative alla governance e gli eventuali patti parasociali che i soci potrebbero aver concluso, oltre a verificare in concreto come vengono assunte le principali decisioni strategici – che la giurisprudenza identifica come “comportamenti concludenti” – tenendo conto dei quorum deliberativi e del coinvolgimento dei singoli soci.  In questo modo la società a partecipazione pubblica potrà avere certezza sulla normativa applicabile e comportarsi di conseguenza senza correre il rischio di incorrere in violazioni di legge. 

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